Bruna Bianchi è nata a Milano nel 1942. Da bambina abitava con i genitori in via San Maurilio, al 22. Il suo papà, Ettore Bianchi, aveva una drogheria sotto casa. La mamma, Maria Robecchi, era insegnante di greco e latino al liceo classico.
Il luogo del cuore della Bruna era la Valsolda, dove passava tutte le estati. La zia, Brunella Gasperini, sorella della mamma, era una scrittrice di romanzi e racconti. Brunella ha ambientato molte delle sue storie in Valsolda, e in queste si trovano alcuni personaggi di ragazza ispirati alla Bruna.
Bruna studiò il tedesco all’università per principio di contraddizione perché, raccontava, quando lei era giovane tutti odiavano i tedeschi. Fu ricercatrice all’Università Statale di Milano (ma senza alcun interesse a fare carriera universitaria) e traduttrice di letteratura tedesca contemporanea per Einaudi, Feltrinelli e altre case editrici. In particolare fu la traduttrice di importanti romanzieri quali Günter Grass, Max Frisch, Peter Handke. Gunter Grass la volle nel 2009 come traduttrice della nuova traduzione del suo capolavoro Il Tamburo di Latta, in occasione del cinquantenario della pubblicazione.
Buona parte della sua vita negli anni sessanta e settanta fu dedicata alla politica. Militò in molte organizzazioni di sinistra ed estrema sinistra, oltreché nel movimento femminista.
Allontanatasi dalla politica verso la fine degli anni settanta, insieme al suo compagno si dedicò all’esplorazione dei piaceri della vita, viaggiando molto, bevendo parecchio e dedicandosi a diverse avventure sessuali che servirono da ispirazione, qualche anno dopo, per i suoi romanzi a sfondo erotico.
Pubblicò nel 1994 il suo primo romanzo, E duro campo di battaglia il letto. Dalle ultime tre lettere del proprio nome e cognome escogitò lo pseudonimo, “Una Chi”.
Nell’ultima fase della sua vita si ritirò a vivere nella campagna vicino a Cisternino con i suoi cani e due cavalli. Qui si dedicò alla scrittura e ai propri animali, oltreché ad alcune battaglie per la preservazione dell’ecosistema nella provincia.
Bruna amava la letteratura. Sapeva a memoria moltissimi versi, fra gli altri molti dei canti della Divina Commedia, poesie del Petrarca e l’Adelchi del Manzoni. Adorava Proust e, per lo stile, Gadda. Quando voleva leggere senza pensarci troppo su, leggeva Angelica.
Aveva un contagioso senso dell’umorismo. Fu bevitrice e depressa per gran parte della sua vita. Sapeva ascoltare. Amava cantare e suonicchiare la chitarra. Amò disegnare e dipingere.
A Cisternino, nel 2021, trovò la morte in seguito ad un ictus. Secondo le sue volontà, le sue ceneri furono sparse nel mare davanti a Costa Merlata, nel Salento.